Forse qualcosa sta cambiando

Trascorsi altri 2 anni dalla pubblicazione della precedente edizione del ns. giornalino, devo riconoscere che qualche passo in avanti, per lo sviluppo di Cadimare, è stato fatto: la banchina e la piazza ristrutturate ne sono il primo esempio senza dimenticare l’impegno di pochi volenterosi che si sono prodigati per il recupero della bella spiaggetta dei Tregi;rimangono tuttavia gli annosi problemi idro-geologici che portano alluvioni più spesso di quanto si potesse immaginare, alluvioni che causano danni che colpiscono indistintamente locali pubblici e privati e quanto si trova lungo tutto il percorso di via della Marina. Ma soprattutto la presa di coscienza che solo un paese unito può far valere le proprie ragioni con i propri interlocutori, siano essi Amministratori o cittadini con mire espansionistiche nel territorio,ritengo sia la conquista più grande cui si potesse aspirare. Forse il paese, diviso per anni, potrà finalmente occuparsi più attivamente del benessere dei suoi abitanti e confrontarsi con le realtà che regolano la sua vita civile, troppe volte bistratta e lasciata al suo destino. Siamo appena all’inizio di un cammino che può potenzialmente portare qualcosa di estremamente positivo per tutti i residenti, ma sono fermamente convinta che ciò possa avvenire solo grazie al coinvolgimento di tutti, anche di quelli che coltivano solamente il proprio orticello, perché è ormai chiaro che Cadimare diventerà necessariamente strategico per il Comune di cui fa parte anche e soprattutto in virtù del fatto che l’Aeronautica è destinata a lasciare al più presto l’area che occupa dai primi decenni del ‘900. In previsione di ciò vi sarà la necessità che il paese rivendichi quelli che sono i suoi confini naturali, deviati all’epoca a causa proprio dell’assoluto immobilismo che regnava tra i suoi abitanti, in un momento storico in cui altri interessi e necessità animavano la vita quotidiana. Un paese unito potrà lottare anche per rivendicare l’area del famigerato “campo in ferro” totalmente inutilizzata sia dalla Marina Militare e, loro malgrado, dai Cadamoti, e proprio il fatto che sia inutilizzata dovrebbe spingere gli abitanti di Cadimare, necessariamente insieme con quelli di Marola, a rivendicare a gran voce quello spazio per i propri abitanti, costretti da troppi anni in una gabbia con muri su 2 lati al posto delle sbarre. Quante differenze con la “dirimpettaia” riviera lericina, ricca di passeggiate a mare, stabilimenti balneari, ristoranti e alberghi, forte richiamo per turisti da tutto il mondo. Secondo il mio modesto parere, la nostra riviera ha potenzialità uguali se non addirittura superiori alla riviera lericina; pochi posti di mare hanno angoli e paesetti così suggestivi come il nostro ma scelte operate molti anni fa hanno optato per un utilizzo diverso da quello turistico. Ora quel tempo è passato, il modo di vivere è cambiato, l’economia è cambiata ed ha bisogno di nuovi sbocchi; tutto questo si traduce stranamente ma inevitabilmente in un ritorno alle origini, quando il nostro territorio era incontaminato, libero da servitù militari ormai obsolete ed anacronistiche, di nessuna utilità in quanto non creano neanche più reddito e occupazione. Quindi quale migliore occasione di questa per far si che un paese in via di trasformazione come il nostro possa incontrarsi intorno ad un tavolo con le Amministrazioni locali? Solamente un paese veramente unito, che parla attraverso una voce univoca, può aspirare ad essere ascoltato e rispettato, un paese come il nostro ricco di giovani che, forse proprio perché tali, non hanno ancora ben compreso che da questa unità dipende il loro futuro, il loro benessere e la possibilità di continuare a vivere in un posto che può offrire molto a tanti, ma soprattutto a loro che rappresentano il domani.

Manuela Mingotti

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