Vi sono mestieri inusuali, che possono trovare ragione d’ essere solo in ambienti particolari. Per esempio, nel basso Piemonte vi sono alcune vallate, strette e chiuse fra alte montagne nelle quali sono sparsi tantissimi, minuscoli insediamenti abitativi di pochissime case, che sono chiamati “tetti”. Per secoli in questi territori, tutt’ ora difficilmente raggiungibili, le popolazioni hanno utilizzato scarsissime risorse. Era quindi necessario inventarsi qualcosa purché potesse migliorare il tenore di vita. Accadde dunque che uno di questi valligiani un giorno abbandonò il borgo e scese fino al mare della Liguria occidentale per vendere o barattare alcuni suoi prodotti. Non ne trasse immediato guadagno monetario, ma le sue merci vennero barattate con un barilotto di acciughe salate. Nel ritorno verso il villaggio, l’uomo era dubbioso se avesse fatto o meno uno scambio vantaggioso. Tuttavia l’uomo in breve tempo vendette tutta la merce, e portò a casa un rilevante guadagno. Da allora si dedicò al commercio delle acciughe salate, che divennero assai ricercate nei territori d’ entroterra del Piemonte meridionale, territorio confinante con l’Occitania. Qui le acciughe andarono a costituire una voce importante nell’ alimentazione, essendo di lunga e facile conservabilità ed impiegabili in molte preparazioni. Fu così che nacque il mestiere degli acciugai, che si diffuse poi particolarmente nel territorio della Macra, in Val Maira, nei pressi di Dronero in provincia di Cuneo. Gli acciugai lasciavano casa e famiglia a ne estate, e spingendo o trainando un carretto di legno leggero, scendevano al mare della Liguria occidentale ove acquistavano le acciughe in barili, che poi vendevano nei villaggi delle valli e delle campagne. Non sempre entro i barili vi erano soltanto acciughe. Essendo il commercio del sale regolamentato e sottoposto a dazi anche elevati, poterne portare oltre i confini doganali in quantità non irrisoria, magari nascondendolo nei barili sotto le acciughe, costituiva un ulteriore ed assai significativo guadagno. Il mestiere degli acciugai viene ancor oggi tenuto in grande considerazione nella Val Maira, che ha assunto l’acciuga come orgoglioso simbolo della sua storia, tanto che quella attività è documentata in un piccolo museo che raccoglie strumenti, vestiari e tutte le testimonianza di quel durissimo e nobilissimo mestiere. Nel versante occidentale del golfo di Spezia, si trova una borgata marinara, Cadimare appunto, che ha assunto l’acciuga a simbolo della sua tradizione culinaria. Qui l’acciuga viene celebrata ogni estate in una grande sagra di prodotti: Colori e Sapori del Golfo. E la regina acciuga, esaltata dalla sapiente preparazione di esperte signore del luogo, è protagonista di primi e pietanze preparati e subito consumati sulla riva del mare, nei quali quei piccoli pesci argentei non mancano mai di comparire nelle più disparate modalità di cottura. Anche sulle rive del nostro mare, da tempo immemorabile l’acciuga ha giocato un ruolo fondamentale per l’alimentazione di famiglie e generazioni, tanto che viene chiamata “il pane del mare“ ed è diventata simbolo del borgo e dell’ Associazione Cadimare 2000, che tutt’ ora ne cura la divulgazione intra ed extra-territoriale. Naturalmente inevitabile che fra il paese delle acciughe ed il paese degli acciugai si venisse a generare una corrispondenza d’ intenti uno scambio di visitazioni, l’ultima delle quali, avvenuta nei giorni 4 e 5 di Giugno, ha adimare visto il paese di Cadimare partecipare, con il patrocinio delComune della Spezia, ad una grande sagra nella cittadina di Dronero, ove sono state servite, nei due giorni della fiera, più di duemila acciughe ripiene preparate dalle esperte donne del paese. Così il piccolo borgo di Cadimare è diventato ambasciatore del territorio spezzino fuori dai confini regionali. Il merito di questo successo lo si deve alla costante passione dell’associazione Cadimare 2000, e dei suoi componenti, un manipolo di “acionados“ coordinati da Pino Meola, presidente dell’ Associazione, ed alla sapienza ed alla preziosa disponibilità delle donne del luogo.
Egidio di Spigna