Nell’antico Egitto il potere era assoluto. Il padrone decideva sulla vita e sulla morte e non doveva rendere conto delle sue azioni. Nella Grecia Ateniese nasce la moderna democrazia, il potere diffuso, è la Poliarchia, i sudditi diventano cittadini.
Oggi, sempre più spesso si ha l’impressione che i cittadini tornino ad essere trattati come sudditi. Popolo passivo da guardare dall’alto, da blandire quando serve, a cui non si deve appunto rendere conto. E’ un grave vulnus per la democrazia che va individuato e denunciato. Pensate che in Inghilterra i funzionari e dipendenti delle pubbliche istituzioni vengono chiamati “public servant”, servitori del servizio pubblico. Così è e così deve essere anche da noi. Quando le Istituzioni non si concepiscono in questo modo, si chiudono nelle loro fortezze, diventano autoreferenziali, si staccano dal territorio e dai cittadini, non sentono il dovere di informare con puntualità le comunità. Diventano i moderni faraoni senza averne la legittimità. La cosa diventa ancora più intollerabile in realtà come quella di Cadimare, che ha dimostrato e dimostra partecipazione, senso della cittadinanza attiva, rispetto delle Istituzioni, amore per la propria comunità. I “public servant” hanno il dovere Istituzionale e Civile di dare risposte, di rendicontare del loro operato. Il paternalismo appartiene ad epoche da dimenticare e non riguarda la moderna democrazia. Di più, il punto non è solo quello di informare di tanto in tanto i cittadini ma di comunicare con i cittadini. Il senso delle Istituzioni, il rendiconto costante, la trasparenza degli atti, la comunicazione con il territorio e le sue Associazioni. Questo è il sale della democrazia, e questo Cadimare esige come suo sacrosanto diritto e non come una graziosa e benevola elargizione. E’ il contrario dell’antipolitica. In questo, come in altri casi, i cittadini le Associazioni danno dimostrazione di impegno e passione civile, esercitano una presenza attiva, testimoniano una reale partecipazione democratica. Chi opera nelle istituzioni deve essere all’altezza di tale impegno e maturità democratica, perché la pazienza è la virtù dei forti ma non è una risorsa infinita.
Giuseppe Cogliolo