Il territorio di Campiglia è un territorio di confine. Confine del Parco Nazionale delle Cinque Terre, confine del Parco Regionale di Portovenere, confine del Comune di La Spezia e come tutti i territori di confine sino a poco tempo fa dimenticato da istituzioni locali e regionali e dagli stessi suoi abitanti. Ma da questo aspetto negativo come diretta conseguenza ne è derivata l’”integrità” unica nella zona del suo territorio, non a caso è stato dichiarato Patrimonio dell’UNESCO fatto da molti trascurato citando invece sempre come patrimonio dell’UNESCO le Cinque Terre e Portovenere e le Isole. Di contro come tutti i territori di confine facile preda di incursioni “predatorie”. La nostra Associazione sorta nel 2000 si è sempre posta come obiettivo il mantenere e proteggere l’”ambiente territorio” e l’identità che ne deriva, identità che molti ritengono non si debba confondere con quella di territori vicini anche se più famosi e noti. Siamo convinti però che l’identità del nostro territorio la si mantenga solo attraverso una ripresa sia pur parziale, delle attività agricole. Chi ha letto la storia del paese di Campiglia sa che il suo sviluppo e le sue caratteristiche sono legate, come il suo paesaggio, all’agricoltura ed in parte alle cave di estrazione della pietra locale.
Abbiamo pertanto avviato e realizzato con l’aiuto della Regione tre progetti agricoli per recuperare le piane abbandonate:
- la coltura dello zafferano
- la raccolta con trasformazione in marmellata dei fichi d’india
- l’impianto di vigneti per la produzione di vino “Renforzà”, l’originario nome dello Schiacchetrà.
I primi due sono già stati realizzati, coprono un’area di circa 10.000 mq e coinvolgono una decina di coltivatori.
La richiesta di zafferano è superiore all’offerta e dopo la lavorazione e la confezione vendiamo direttamente al consumatore ad un prezzo medio di circa Euro 30,00 al grammo. È senz’altro una coltura di nicchia ma una famiglia che voglia coltivare 1.000 / 2.000 mq di piane ( di fatto deve essere effettuata la pulizia dei campi due volte all’anno e considerare 20/25 giorni pieni di lavoro durante la raccolta invernale e la lavorazione ) può integrare notevolmente il suo reddito.Analogo discorso per la marmellata di fichi d’india. Oltre a quelli che nascono spontanei sono stati ripuliti ed “impiantate” circa 3.000mq di piane, è stata acquistata una macchina specifica per liberare la polpa dai semi e portata per ora la produzione a circa 200 kg di marmellata. Marmellata che si produce solo in Sicialia e viene venduta al pubblico a Euro 8,00 il vasetto di 250 grammi. Ben più impegnativo il progetto “Renforzà”. È stata individuata una zona a circa 100 mt sul livello del mare, località PERSICO, di circa 6.000 mq e una in località NAVONE di circa 4.000 mq da destinare all’impianto e coltivazione di vigneti per questo particolare tipo di vino passito. Attualmente è stata presentata in Regione sul Piano di Sviluppo Rurale la prima fase: pulizia dei terreni e rifacimento dei muretti a secco, seguirà il progetto di una nuova monorotaia e dell’impianto dei vigneti. Ma lavorare la terra è faticoso in particolare nelle nostre zone dove l’attaccamento alla terra non è molto sentito perché ricorda solamente dura fatica e scarso guadagno. È probabile che non sarà sempre così, anche perché esistono nuove tecnologie per diminuire e rendere accettabile questa fatica e se c’è qualcheduno che insegna la manodopera si può anche trovare. Deve essere però compreso che il nostro territorio si salva solo con un minimo di agricoltura: è assolutamente inutile spendere i soldi ad esempio per pulizia sentieri a scopo turistico se non c’è chi tutti i giorni, usandoli, non mantiene il sentiero, dopo pochi mesi siamo punto e a capo.
Se tutta l’”enfasi” e le poche risorse vengono orientate sul cosiddetto “turismo” a tutti i costi, trascurando e non incentivando se non marginalmente le attività agricole, il nostro territorio diventerà in pochi anni una macchia mediterranea cosparsa di pseudo villette esclusive ed il paesaggio creato dalla fatica dell’agricoltore scomparirà definitivamente, come la sua “identità”. Il turismo riteniamo debba essere da noi, ma forse non solo da noi, un mezzo e non un fine, un mezzo per mantenere integro un territorio che proprio per queste sue caratteristiche attira i visitatori.
In questa ottica è nostro convincimento che il territorio del Comune di La Spezia che comprende Campiglia – Cadimare – Marola sia veramente un “UNICUM” con grandi potenzialità ma grandi pericoli, e che solo attraverso il mantenimento della sue “identità” che ha molti aspetti comuni se non altro perché sinora per vari motivi è stato ai margini di speculazioni edilizia ed appetiti vari, potrà assicurarsi un avvenire autonomo e duraturo anche sotto il profilo economico
Pieparolo Bracco, Associazione Campiglia